Maqui biologico: tutte le proprietà e i benefici

Se sei arrivato nel nostro spazio, sicuramente avrai cercato informazioni sul mondo dei superfrutti o superfoods! Non è vero? Diciamoci la verità, sono tantissimi quei cibi conosciuti per le proprietà benefiche che rientrano in questa categoria! Sentiamo spesso parlare di “antiossidanti”, “radicali liberi”, “degenerazioni cellulari”, tutti termini che nel linguaggio di uso comune vengono associati generalmente ad alcuni alimenti di origine vegetale o integratori, senza però conoscere davvero il loro significato.

Cerchiamo allora oggi di dedicarci a un alimento in particolare che, come vedremo, presenta notevoli caratteristiche interessanti. Quale? Il Maqui!

Com’è noto, tra i prodotti che possono realmente vantare una proprietà antiossidante troviamo ai primi posti i frutti rossi, come mirtilli, cranberry e uva, ma ce ne sono anche altri che seppur non famosi come i primi, sono in grado di rientrare a tutti gli effetti nel lungo elenco dei cibi benefici per l’organismo, come il Maqui.

Che cos’è il Maqui?

Cerchiamo allora di capire insieme quali sono le caratteristiche del Maqui e a cosa sono legati tutti i benefici delle sue bacche.

Questa pianta, il cui nome scientifico è Aristotelia chilensis, cresce spontaneamente nelle vaste foreste della Patagonia, distese tra il Cile e l’Argentina, sebbene nel corso degli anni siano state esportate in alcune aree della Spagna e della Gran Bretagna. Il Maqui è un albero sempreverde, che riesce a raggiungere anche i 4-5 metri di altezza.

Perché le bacche del Maqui possiedono ottime proprietà?

Particolarmente interessanti sono soprattutto le bacche di Maqui, molto simili ai comuni mirtilli neri per quanto riguarda la forma sferica e il colore violaceo, ma si differenziano per la crescita in ampi grappoli e per le dimensioni leggermente più grandi.

Sebbene le antiche popolazioni sudamericane avessero intuito anche le proprietà cicatrizzanti del decotto a base di foglie di Maqui, sicuramente le bacche legate a questa pianta continuano ancora oggi a trovare largo impiego nell’ambito degli integratori benefici per la salute.

Il Maqui, infatti, contiene un gran numero di sostanze nutritive molto importanti per l’organismo, tra cui possiamo trovare polifenoli, vitamine del gruppo A e C, Sali minerali essenziali, come calcio, ferro e potassio.

L’insieme di queste sostanze contribuisce ad alimentare la fama di eccellente alimento antiossidante, conferita alle bacche di Maqui, ma accanto a queste proprietà benefiche, possiamo citare anche altri effetti, in fase di studio a livello scientifico come la riduzione del colesterolo in eccesso, e la capacità un effetto detossificante.

In particolare, le bacche di Maqui sono rinomate soprattutto per la loro proprietà antiossidante. Questo vuol dire che i polifenoli presenti al suo interno, tra i quali troviamo principalmente le antocianine, sono in grado di aiutare l’organismo a difendersi dall’attacco dei radicali liberi. Si tratta di sostanze che vengono continuamente prodotte dal nostro corpo, ma il cui eccesso potrebbe potenziare i loro effetti nocivi sulle cellule, dando luogo a fenomeni come l’invecchiamento cutaneo.

Tra le antocianine presenti nelle bacche di Maqui, la più importante è senza dubbio la delfinidina, di cui sono ricche, ma possiamo trovare anche un gran numero di altri polifenoli. Il loro effetto complessivo è quello di contrastare i danni provocati nei confronti delle cellule dai radicali liberi, limitando l’invecchiamento della pelle e degli altri tessuti, mantenendo attivo il sistema immunitario, senza creare degli eccessi che potrebbero portare alla comparsa di infiammazioni e reazioni allergiche.

Un aspetto importante in fase di studio, relativo alle bacche di Maqui è legato alla loro capacità di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. Il colesterolo “cattivo” è ritenuto controproducente a lungo termine, poiché può infiltrarsi nelle pareti dei vasi sanguigni, ostruendone il lume interno. Le conseguenze di un eccesso di grassi come il colesterolo, sono quindi da ricercare in gravi situazioni come la trombosi, l’ictus e l’infarto.

E infine… non dimenticare!

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