Respiro e libertà
Le parole di un poeta francese, maestro del simbolismo, introducono il prossimo articolo dedicato al Respiro. Talvolta abbiamo bisogno di un simbolo efficace per comprendere la realtà nella sua essenza più intima e conoscerla, accostarci ad essa. Al contempo, necessitiamo di fare esperienza della libertà e di raccontarla attraverso il respiro, parola così semplice e immensa. Sono felice di accogliere all’interno di questo spazio di condivisione le parole preziose di Rita Mele, scritte con la cura di chi Osserva il mondo con la curiosità di conoscerlo in profondità, leggerlo all’interno dei suoi solchi, senza dimenticare la poesia del cuore che rende ogni racconto intimamente Umano. Buona Lettura!
Giuliana
“La libertà è una sensazione. La si respira. L’idea di essere liberi dilata il futuro dell’attimo. Fa dispiegare al massimo grado dei nostri petti certe ali interiori la cui forza si trascina in una sorta di inebriante rapimento.”
Paul Valery in Respirer, 1944
La similitudine tra libertà e respiro ci introduce con un battito d’ali nel mondo delle tecniche yogiche e della pratica meditativa, entrambe incentrate sulle tecniche liberatorie dell’energia, prana, dette appunto pranayama. Valery, il ‘poeta della storia’ incantato dal fascino dell’Oriente e dei suoi tesori, che ha percorso il proprio cammino personale per superare l’ignoranza delle apparenze e dirigersi verso la consapevolezza, con il suo racconto del respiro, con la descrizione delle percezioni personali in quella esperienza, può guidarci verso quella che è l’essenza fondamentale della pratica yoga.
‘Con un ampio, fresco, profondo respiro tratto alla fonte universale da cui attingiamo di che vivere un istante di più – è questa una descrizione particolarmente efficace e ortodossa dei principi della tecnica del pranayama – tutto l’essere liberato è invaso da un senso di deliziosa rinascita delle sue antiche volontà. Egli si possiede. Fa funzionare in sé tutte le molle delle speranze e dei progetti. Recupera l’integrità della parola. Può parlare a tutti come parlava a se stesso. – Non è forse questa la descrizione che ci ricorda la condizione di un essere illuminato? – Sente tutto il valore dei suoi passi che non incontrano più sulla propria srrada barriere né divieti, e guarda sorridendo … Tutto questo apparato di difesa infranto, stritolato, svuotato, queste macerie di inutili casematte, impongono l’idea di una straordinaria potenza scaturita dalla vita stessa, contro la quale gli ostacoli studiosamente calcolati, le previsioni più minuziose, l’armamento più temibile nelle mani degli uomini più decisi, il cemento, i dispositivi automatici, i camminamenti sotterranei, e tutto quanto la volontà più dura sa immaginare e creare per soffocare una rivolta, non possono prevalere. Abbiamo visto e vissuto ciò che può fare un’immensa e illustre città che vuole respirare. Ed ecco che questa parola così vaga, l’Anima – Atman – assume un significato mirabile’.
Il cammino del respiro che possiamo compiere con la pratica Yoga può divenire un cammino di conoscenza di sé e degli altri, capace di portarci al superamento dell’ignoranza e delle apparenze delle forme che il mondo ci propone e da cui sempre più facilmente ci lasciamo ingannare. Quel cammino è lo stesso cammino che, come recitano le Upanisad a proposito del moksa – liberazione – di per sé è un’esperienza incomunicabile quanto più ci uniamo a noi stessi per mezzo dello Yoga. Nelle Upanisad si legge: ‘Colui che ha riconosciuto il brahman tace; colui che sostiene di averlo riconosciuto, non lo ha riconosciuto’. Chi resta su quel cammino, la cui direzione lo Yoga indica, continua sì a vivere nello stesso mondo, ma con la consapevolezza del liberato che sente il suo atman nella tensione costante del ricongiungimento al brahman.
La mente di chi pratica con autenticità lo Yoga – al di là dei nomi con cui viene etichettato – lavorando con forza e agio, tra stabilità e comodità, sthira e sukha – non corre il rischio di essere incatenata dalla dolcezza del vivere o del rivivere i ricordi. Via via che in essa si rianima la legge superiore di non abbandonarsi totalmente all’attimo presente, di non lasciarsi andare completamente alla propria gioia, di non restare attaccata ai propri frutti, gli eventi, soprattutto quelli straordinari che sono causa di choc e stordimento, non offendono più l’intelligenza. Gli eventi arrivano ad essere percepiti soltanto come la schiuma delle cose.
Le presunte lezioni ricavabili dagli eventi e le riflessioni che produciamo su di essi possono, come sappiamo a nostre spese, rivelarsi poi fallaci. Come pure le presunte lezioni che ne ricaviamo dai fatti clamorosi che viviamo, arrivano ad essere arbitrarie e non prive di rischi. Per meglio comprendere simile processo, ci basti pensare all’infinità di coincidenze – maya, l’illusione – di cui ogni evento si compone e alle altrettante fallacie del nostro ragionamento quando proviamo a difendercene con le semplificazioni grossolane e le superficiali analogie verbali che i fatti stessi e la nostra storia ci consentono.
Ecco anche perché la nostra mente, quindi la nostra intelligenza rigenerata dalla pratica Yoga onesta e autentica, deve e può conservare tutta la sua lucidità per consentirci ad un tempo di vivere il presente e concepire il futuro a partire dalla storia personale di ognuno. Per concludere questa nostra riflessione sugli effetti dello Yoga nella nostra vita, ripassiamo la parola alla poetica guida di Paul Valery: ‘E’ da un’analisi approfondita del presente che bisogna partire, non per prevedere gli eventi, sui quali, o sulle cui conseguenze, ci si sbaglia sempre, ma per preparare, disporre o creare ciò che serve per loro fronte, per resistere, utilizzarli. Le risorse degli organismi – la multidimensionalità di ognuno di noi di cui lo Yoga ci porta ad avere consapevolezza profonda – contro le sorprese e le variazioni brusche dell’ambiente, costituiscono un grande esempio. Badiamo bene a non entrare nell’avvenire indietreggiando.’. Né più né meno che quello che ogni asana, ogni respiro, ogni sequenza possono aiutarci a realizzare sul nostro personale cammino in equilibrio verso la libertà.
Rita Mele
Rita Mele * Psicologa clinica e della salute, Insegnante Yoga Y.A.N.I., pratica e insegna yoga da oltre trent’anni nel corso dei quali ha messo a punto il suo metodo YogaMRita, armonizzando le millenarie tecniche yoga con gli attuali bisogni di salute e di benessere fisico e mentale. Conduce gruppi di pratica, sedute individuali e programmi terapeutici con bambini e adulti.